Il bello di essere Responsabili, al servizio delle Parrocchie

16/11/2023

In questi mesi che segnano il Cammino Assembleare 2023-24 per il rinnovo delle cariche in AC, ci interroghiamo su cosa significhi essere Responsabili, tra sfide e supporto, tra tempi e tappe da rispettare, facendo associazione insieme agli altri.
Ad aiutarci nel formulare una risposta, condividiamo le storie di alcuni responsabili uscenti. Dopo Sara Gasponi, segretaria MSAC diocesana, Nicola Manfè e Giovanna Astolfo, rispettivamente Presidente Parrocchiale di Caneva e Coordinatrice della Forania Mottense, leggiamo ora la testimonianza di Katia Scandolo, vice presidente del Consiglio pastorale di Sacile, e Don Alessandro Ravanello, parroco dell’UP Ceggia, Fossà, Gainiga e Grassaga.
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Questo periodo in cui l’Azione Cattolica si appresta ai rinnovi degli incarichi di responsabilità a tutti i livelli, è occasione per ripercorrere i fondamenti dell’associazione per essere ancora più consapevoli della ricchezza che comporta esserne parte.
Lo Statuto dell’Azione Cattolica, nelle norme fondamentali contenute nei primi dieci articoli, dice che l’impegno degli aderenti all’AC è volto a realizzare attraverso la dimensione associativa l’unità della Chiesa, “in modo da favorire la comunione fra tutti i soci e con tutti i membri del popolo di Dio” (art. 4). Nell’art. 6, inoltre, si sottolinea “la presenza e il servizio nella Chiesa locale in costante solidarietà con le sue esigenze e con le sue scelte pastorali. A tal fine l’AC offre il suo contributo agli organismi pastorali della diocesi e a quelli parrocchiali, regionali e nazionali.”
 
Abbiamo chiesto a Katia Scandolo, vice presidente del consiglio pastorale di Sacile, di raccontarci il valore dell’AC nella sua parrocchia:
«Anche a Sacile, parrocchia del Duomo, l’AC è una realtà viva e attiva, nel nostro consiglio pastorale i membri di Ac sono ben tre, a vario titolo. L’associazione contribuisce come agenzia educativa, insieme agli altri gruppi, a mantenere vivo il nostro oratorio nel giorno di sabato. I membri dell’AC sono sempre disponibili in prima linea a partecipare alle iniziative a favore della nostra comunità. Penso per esempio al periodo del Covid quando c’è stato bisogno di trovare persone disponibili per l’accoglienza e l’assistenza alle Sante Messe, ma anche ad iniziative come la cena di metà Quaresima o le visite al campanile, pensate come attività di raccolta fondi a favore della parrocchia e realizzate dai gruppi giovanili che hanno lavorato insieme.  Gli adulti di AC sono nella comunità testimoni di fede, di preghiera, di servizio, personalmente apprezzo molto quando l’AC mette a disposizione di tutta la comunità attività di preghiera o di riflessione come gli Esercizi del Quotidiano».
 
Punto fermo per l’associazione è anche la collaborazione con i sacerdoti. Don Alessandro Ravanello, parroco dell’UP Ceggia, Fossà, Gainiga e Grassaga, ci racconta la ricchezza dell’AC per una parrocchia attraverso tre espressioni:
«appartenenza perché in un tempo in cui si vive la parrocchia generalmente a intermittenza, l’essere parte dell’AC permette ed educa ad un contatto costante con la comunità cristiana; apertura diocesana perché stimola ad aprirsi e permette a ragazzi, giovani ed adulti di gustare la bellezza di allargare gli orizzonti e moltiplicare le relazioni; opportunità perché l’AC è parte integrante e qualificata di alcuni dei compiti della parrocchia: l’annuncio del Vangelo, la formazione alla vita cristiana nella quotidianità e in ogni ambito di servizio, il servizio alla comunione».

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