Maturare per saper portare frutto

Maturare per saper potare frutto - Maturità 2024
18/06/2024

Quante volte pensando alla maturità ne abbiamo avuto il timore, sia come studenti sia magari riguardandoci alle spalle.
Forse a fare paura è proprio il termine “maturità”, l’idea di un passaggio verso un qualcosa di nuovo. Spesso pensiamo infatti alla maturità come la conclusione di un periodo di vita, come l’esame che certifica che si è finalmente compiuto un lungo percorso scolastico e che si sono raggiunte delle competenze. Certamente l’esame di maturità è anche questo, ma non solo. Non è una verifica come quelle cui siamo abituati, ma ha un significato molto più profondo. In un articolo pubblicato dal Corriere della Sera, Alessandro d’Avenia riflette proprio sul significato del termine e sull’idea di essere giunti a una maturazione e quindi di poter portare frutto.
La domanda che lascia nel suo articolo è proprio questa: Sappiamo portare frutto? E quale frutto sappiamo portare?
 
Pensando a un esame scolastico potremmo forse cadere nella trappola del voto e ritenere buoni frutti solo gli esiti positivi; secondo questo stesso ragionamento lo studente che porta più frutti è allora quello più maturo.
Eppure molte volte il Movimento Studenti, anche nella nostra realtà diocesana, si è interrogato sul valore del voto e su quanto, se ristretto alla logica della produttività, possa contribuire al generare ansie e altre problematiche. Dobbiamo fare forse lo sforzo di allontanarci dalla sola idea del voto. Esso sicuramente gioca una parte importante per quanto riguarda la maturità, ma come dicevamo non è né l’unico aspetto né quello principale.
 
Ciò che davvero è importante nei fatidici giorni della maturità è essere consapevoli del percorso che si sta portando a conclusione. La maturità dona ufficialità a questo percorso e simbolicamente ci dice che come studenti possiamo portare frutto.
E questo frutto non nasce solo dalle discipline studiate, dagli esercizi che non venivano mai o dai testi che ci sembravano così distanti da noi: tutte queste cose costituiscono una base importante alla quale possiamo appoggiarci e che ci sostiene, ma quando pensiamo al frutto che possiamo e vogliamo portare dobbiamo guardarci alle spalle pensando a chi siamo stati per tutto il percorso. Dobbiamo ripensare a come siamo cambiati, alle relazioni che abbiamo vissuto, comprese quelle magari meno felici. Indipendentemente da come andranno le prove ogni studente e studentessa è e sarà portatore di frutto.
La domanda che ciascuno deve porsi nell’affrontare la maturità ci è suggerita da D’Avenia: “Come nutrirò gli altri?”[1].
 
Il nostro augurio per ogni giovane studente e studentessa che nei prossimi giorni affronterà la maturità è proprio questo: di pensarsi capaci di portare frutto, capaci di far fruttare i talenti che il Signore ha affidato a ciascuno.
Auguri a tutti i maturandi e le maturande!
 
Settore Giovani e MSAC
 
 
[1] Passare la maturità” Alessandro D’Avenia per Il Corriere della Sera, 17 giugno 2024.

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